REGIONE ABRUZZO - PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE 2014-2020 - MISURA 16.1
PEI G.O. GRASSLANDS (Praterie)
Tecniche innovative per il miglioramento delle caratteristiche e del valore delle Praterie Abruzzesi
Con Determinazione dirigenziale n. DPD022/25 del 23.02.2022 Progressivo n. 2146/2 la Regione Abruzzo, nell'ambito del Psr Abruzzo 2014 2020, ha approvato il 1° step del progetto presentato nell'ambito della Misura 16.1 - Sostegno per la costituzione e la gestione dei gruppi operativi del PEI (Partenariato Europeo per l’Innovazione).
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Descrizione del progetto
3.1 - Analisi del contesto e dei fabbisogni di innovazione (problema da risolvere/opportunità da promuovere)
Preservare le specie vegetali autoctone presenti in tali habitat è l’obiettivo che consente di poter mantenere queste aree adatte all’allevamento del bestiame: un pilastro sul quale si basa il comparto agricolo regionale e che rappresenta una importante fonte di reddito per i contadini di montagna. Conoscere e tutelare le specie vegetali foraggere significa mantenere la possibilità di poter pascolare nel tempo. I pascoli e le praterie montane e medio-montane rivestono una grande importanza non solo per l’allevamento del bestiame ma anche dal punto di vista turistico-ricreativo e la loro cura contribuisce alla conservazione del paesaggio montano inteso come capitale collettivo da amministrare correttamente in modo da assicurarne la produttività anche nel futuro. La Convenzione della Diversità Biologica (CBD), adottata a Nairobi nel 1992, esprime come obiettivi primari: la conservazione della diversità biologica, l’uso sostenibile delle sue componenti e la giusta ed equa divisione dei benefici dell’utilizzo di queste risorse genetiche. Una grande innovazione della CBD è quella di mettere in relazione la produttività di un ambiente naturale con la sua biodiversità. La CBD ha infatti elaborato un approccio ecosistemico che vede la comunità umana come parte integrante degli ecosistemi e dei meccanismi che li regolano partendo dal presupposto che il mantenimento della biodiversità di un dato ecosistema sia vitale per la sua produttività. A tal proposito la piena condivisione della strategia e delle azioni con i portatori d'interesse territoriali porterà a mitigare le criticità esistenti e ad armonizzazione i sistemi di pascolo con oculate modalità di gestione dei servizi turistici, disseminando buone pratiche di conservazione ed una rinnovata cultura di utilizzo sostenibile.
I pascoli e le praterie sono ambienti in cui la vegetazione è essenzialmente erbacea, in quanto non vi è presenza di alberi, se non rara e discontinua. Tali formazioni erbacee si instaurano quando le temperature sono troppo basse e l'estate è troppo breve per permettere la vita e la riproduzione degli alberi, oppure quando le precipitazioni non sono sufficienti a sostenere una vegetazione d’alto fusto. Le praterie, soprattutto in alcune zone dell’Abruzzo montano, da sempre sono teatro dell'allevamento estensivo di ovini, caprini, bovini ed equini, una pratica che in passato ha apportato ricchezza all’uomo ed ancora oggi rappresenta una importante realtà produttiva. La sostenibilità di tali pratiche secolari, tuttavia, è strettamente legata alla conservazione del buono stato dei pascoli e all'adozione di idonee pratiche di conduzione dell'allevamento.
La composizione delle entità vegetali del prato-pascolo è influenzata da vari fattori ambientali, quali la composizione del terreno, l’altitudine, il clima (temperatura, umidità, nevosità, venti, irradiazione), e dal modo in cui vengono utilizzati i pascoli stessi (quantità e qualità degli animali, epoca e durata del pascolo, ecc.). Molte specie aromatiche di interesse officinale danno pregio al prato-pascolo e costituiscono un ottimo foraggio poiché toniche e stimolanti della secrezione del latte (Achillea millefolium, Cichorium intybus, Crepis aurea, Taraxacum officinale, Alchemilla sp., ecc.).
La filiera lattiero-casearia rappresenta lo sbocco economico più promettente per l’allevamento bovino. La trasformazione del latte in loco permette la valorizzazione del prodotto con conseguente aumento del suo valore di mercato che ricade sul territorio a beneficio diretto dei produttori applicando così il principio attualissimo della filiera corta a “Km 0”. La produzione di scorte di fieno che provengono da territori limitrofi è destinata a foraggio nei giorni di cattivo tempo. Anche i costi dei lavori di miglioramento e/o ripristino dei pascoli costituiscono la base dell’incremento delle risorse dei residenti montanari. Il capitale umano è dunque parte integrante del sistema di manutenzione del territorio e delle sue risorse, divenendo così anche ricchezza ecosistemica. Il bestiame allevato in ambiente naturale ben conservato, nel quale l’alimentazione è costituita da pascoli ricchi di erbe aromatiche, aumenta la produzione lattifera dando prodotti ricchi di nutrienti, gusto e profumo.
Nell'ambito della Convenzione internazionale sulla protezione delle piante (IPPC) e della Convenzione sulla diversità biologica (CBD), si sta sviluppando una strategia cooperativa a livello europeo per proteggere il territorio dalle piante esotiche invasive.
Di particolare rilievo è la diffusione del SENECIONE AFRICANO (Senecio inaequidens), una pianta erbacea perenne della famiglia delle Asteracee che, negli ultimi decenni, avvantaggiandosi del cambiamento climatico, sta invadendo le aree montane abruzzese.
Originaria del Sud Africa, questa pianta si sta diffondendo rapidamente non soltanto in ambienti aridi ed aperti, ma anche in ambienti montani ed alto-montani, costituendo una seria minaccia per la composizione floristica naturale. L’azione di disturbo di S. inaequidens è dovuta alla sottrazione di spazio alle specie vegetali autoctone che costituiscono l’ambiente naturale. L’elevata competitività del Senecione ne fa una minaccia concreta per diverse comunità vegetali. L’azione di disturbo di Senecio inaequidens nei confronti di singole specie non è ancora adeguatamente documentata; tuttavia è del tutto evidente che una sottrazione di spazio alle entità vegetali con areale ristretto o endemiche può rappresentare un serio problema per la loro conservazione e per il mantenimento del loro ruolo in termini di servizi ecosistemici. La sua prolungata fioritura, l’elevatissimo numero di semi prodotto, nonché la possibilità di riprodursi vegetativamente attraverso l’emissione di radici dai fusti che toccano terra, stanno facilitando la rapida diffusione di questa pianta aliena.
Sotto l’aspetto economico, il Senecione africano, in quanto specie infestante dei pascoli e dei coltivi, apporta danni diretti a questi ambienti, riducendone il valore ecologico e commerciale. Ma l’aspetto di maggior rilievo è sanitario. La pericolosità del Senecione sudafricano è determinata dalla presenza di fitocomposti naturali (alcaloidi pirrolizidinici, PAs) che possono provocare fenomeni di avvelenamento del bestiame e dell’uomo. Nel Senecione africano i PAs raggiungono l’1% del peso secco della pianta e vengono accumulati per la maggior parte nei giovani getti e nelle infiorescenze. Il bestiame può ingerire il Senecione con il pascolamento o con il fieno fornito nella razione. Alcune volte gli animali al pascolo tendono a scartare la pianta, a causa del suo gusto amaro, che però scompare con l’affienamento, aumentando il rischio di ingestione del Senecione nel fieno. Poiché l’essiccazione non elimina la tossicità del Senecio, ingerendo la pianta l’animale accumula la tossina nel proprio organismo. Il bestiame avvelenato può presentare sintomi quali inappetenza, perdita di peso, diarrea, problemi neurologici, letargia ecc. Il livello di tossicità del Senecione sudafricano per il bestiame può variare in relazione alla specie, all’età, al sesso e allo stato fisiologico e nutrizionale degli animali. L’uomo può entrare in contatto con i PAs mediante il consumo di latte, uova, carne e integratori alimentari di origine vegetale, prodotti da animali intossicati. Trattandosi spesso di specie vegetali gradite alle api, tracce di PAs possono ritrovarsi anche all’interno del miele.
In definitiva i danni ai pascoli provocati dal Senecione consistono nel soppiantare le specie autoctone e nell’avvelenamento di prodotti quali latte, carne e miele. Il problema della presenza dei PAs negli alimenti e nei mangimi ha sollevato di recente una forte preoccupazione anche a livello Comunitario, tanto che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato diversi rapporti e pareri scientifici su questa tematica.
Sempre a livello europeo, nella rete EIP-AGRI è stato creato il FOCUS GROUP “PROFITABILITY OF PERMANENT GRASSLAND” (“Redditività dei prati permanenti”), che ha identificato gli aspetti chiave, comuni al miglioramento del pascolo permanente, produttivo e sostenibile, in tutta Europa. Nel capitolo 4 del report finale viene indicato, tra gli esempi nelle azioni innovative dei gruppi operativi, il “Develop new efficient and sustainable solutions for targeted mechanical weed control (low labour input) in grassland sward. Removing toxic plants from extensively used flower-rich meadows, which can affect animal health, or even cause mortality”, ovvero lo sviluppo di nuove soluzioni efficienti e sostenibili per il controllo meccanico e a basso input di manodopera (es. droni, macchinari sfalcianti autonomi, ecc.) delle erbe infestanti e la rimozione di piante tossiche dai prati ricchi di fiori che possono influire sulla salute degli animali o causarne la morte.
Inoltre, il gruppo prevede di migliorare il trasferimento delle conoscenze degli agricoltori sulle opzioni di gestione del controllo delle infestazioni (“Improve knowledge transfer to farmers about management options like weed control”).
Il progetto qui presentato è dunque perfettamente integrato nelle azioni suggerite a livello europeo.
Nel P.S.R. Abruzzo i fabbisogni sono contemplati nel cap. 4, nello specifico il 4.2.13. F13. Conservazione e valorizzazione della biodiversità animale e vegetale, nel quale ci si pone l’obiettivo di Salvaguardia, ripristino e miglioramento della biodiversità endemica nella nostra regione.
Le risorse di biodiversità che caratterizzano i pascoli e le praterie montane e medio-montane del territorio Abruzzese rappresentano il contesto in cui avviare processi di valorizzazione naturalistica ed economico-sociale.
3.2 - Innovazione/i da introdurre
L’innovazione del progetto presentato consiste principalmente nell’introduzione, presso gli allevatori ed i gestori delle aree pascolive, di un modello predittivo ottimizzato, efficiente, sostenibile ed economico, di contrasto all’infestante Senecio.
Il modello si perfezionerà mediante un metodo volo – elaborazione – intervento:
· Volo – rilievo in campo tramite drone (multispettrale)
· Elaborazione - uso di big data di distribuzione per la costruzione di modelli previsionali (dati ottenuti dalle immagini e sottoposti ad algoritmi previsionali).
· Intervento – azioni di contrasto mirato
La ricognizione (volo), sarà effettuata con l’ausilio di droni dotati di camera multispettrale.
Il sensore multispettrale è lo strumento in grado di acquisire l’energia riflessa da ogni tipo di superfice e permette di vedere in modo approfondito lo stato di ogni singolo oggetto. Grazie alle immagini multispettrali è possibile individuare e classificare la vegetazione attraverso procedure semiautomatiche di analisi delle immagini. I droni riescono ad abbattere enormemente i costi e i tempi di raccolta dati, permettendo di ottenere informazioni in tempo reale ed affinare ancor di più gli interventi o i modelli sperimentali.
L’elaborazione dei “big data” ottenuti permetterà di implementare un complesso di algoritmi di previsione secondo la seguente procedura. In una prima fase, il drone viene utilizzato per rilevare la presenza del Senecione in aree campione. Collegando alla presenza del Senecione le caratteristiche ambientali osservabili in tali aree, è possibile costruire un modello in grado di prevedere, in termini probabilistici, se un’area è più o meno idonea al Senecione. In questo modo si possono costruire delle mappe probabilistiche di diffusione potenziale del Senecione in aree non ancora esplorate tramite drone. In una seconda fase, viene utilizzato il drone per esplorare queste aree di diffusione predette dall’algoritmo per verificare se il Senecione vi è effettivamente presente. Attraverso questa fase di validazione del modello predittivo, il modello viene affinato e migliorato. A questo punto, il modello può essere utilizzato per individuare le aree da sottoporre a monitoraggio e/o intervento in quanto ad elevata probabilità di infestazione da Senecione.
Si otterrà quindi un modello per guidare le azioni contenimento, minimizzandone i costi e massimizzandone i risultati, e per misurarne accuratamente l’efficacia nel tempo.
Si predisporranno quindi le azioni sperimentali per il contenimento, ad esempio:
· Eradicazione manuale
· Sfalcio Meccanizzato
· Controllo biologico (uso di animali non sensibili dalla tossina)
· Altre (da individuare nella progettazione della fase 2)
su particelle sperimentali dei partner del progetto, individuate tra le più rappresentative.
L’acquisizione di dati post- intervento consentirà di verificare i risultati del contenimento.
Si sarà quindi in possesso del miglior metodo predittivo ed operativo, efficace nel contrasto al Senecio.
Il modello ottenuto sarà reso disponibile a chiunque ne faccia richiesta (open source) e divulgato nei modi di cui appresso.
Inoltre, sarà facilmente replicabile sul territorio regionale per il contrasto sia al Senecio che ad ulteriori infestanti.
3.3 - Tipologia di aziende interessate all’innovazione
Nella Regione Abruzzo sono registrate alla Camera di Commercio, anno 2019, 25.000 aziende agricole, di queste 6.995 si occupano di allevamento di animali. Quasi il 90% sono microimprese familiari nella forma delle società di persone, a conduzione diretta dal coltivatore con manodopera familiare.
L’ISTAT rileva che nell’anno 2019 sono stati allevati in Abruzzo:
· 76.538 Bovini
· 211.450 Ovini
· 22.322 Caprini
· 10.541 Equini
su un totale di quasi 62.000 ha di superficie utilizzata.
Sebbene i numeri siano di molto ridotti rispetto ai decenni precedenti, con cali anche del 50%, la realtà legata ai territori pascolivi montani è ancora diffusamente presente nei nostri territori. Si tratta principalmente di piccole realtà, che necessitano di una aggregazione guidata ed una forte innovazione di prodotto/processo per poter resistere ai cambiamenti socio-economici in atto.
3.4 – Obiettivo generale
Il presente progetto intende avviare, con un approccio sperimentale ed innovativo, azioni innovative di tutela dei prati-pascoli e della loro biodiversità al fine di:
1) Recuperare aree degradate e migliorare le potenzialità di sviluppo di microfiliere agroalimentari degli stessi territori;
2) Aumentare la produttività e la qualità dei nostri prodotti, migliorandone contestualmente la sostenibilità ambientale e il grado di innovazione complessivo;
3) Migliorare la diffusione e lo scambio tra imprese e ricerca di tecnologia e metodi efficaci al miglioramento dei prati pascolo e praterie Abruzzesi.
L’obiettivo generale è quindi la conservazione ambientale e paesaggistica degli habitat prativi, volta ad incrementare la qualità delle nostre produzioni tipiche collegate (lattiero-casearie, carni, miele, ecc) attraverso una innovazione nei processi di controllo e gestione dei nostri territori prativi montani.
1.5 – Obiettivi operativi
Il presente progetto prevede di operare su particelle sperimentali in alcune aree della Regione Abruzzo, ovvero nella Valle Subequana e sul Gran Sasso – Campo Imperatore, proponendo una tecnica innovativa contro la diffusione incontrollata della pianta aliena Senecio inaequidens.
Si intende rendere disponibile, per tutti gli allevatori ed i gestori privati e pubblici, un metodo (volo-elaborazione-intervento) per attuare efficaci azioni di contenimento, economicamente vantaggiose ed ambientalmente sostenibili, per il contrasto all’infestante tossico Senecio inaequidens.
1.6 – Approccio metodologico
Il Capogruppo GE.FOR.A. predisporrà il coordinamento dei partner, l’animazione territoriale e la progettazione delle azioni della fase 2. Si conta di coinvolgere gli operatori locali (Allevatori e Gestori), i Ricercatori e gli Ambiti Pubblici, divulgando le informazioni, animandoli ad entrare nel gruppo operativo e coordinando la progettazione delle successive fasi e le azioni.
Nelle azioni sperimentali si vuole quindi coinvolgere direttamente gli operatori locali ed in particolar modo gli allevatori, al fine di creare, testare e trasmettere il metodo ottimizzato per la riduzione dell’infestante.
I partner allevatori saranno direttamente ed operativamente impegnati nelle azioni di prevenzione in campo.
Gli esperti dell’Università degli Studi dell’Aquila (UNIVAQ) verranno coinvolti attivamente e si occuperanno di analizzare le immagini da drone, di costruire l’algoritmo e proporre i metodi sperimentali di contenimento dell’infestante.
L’eventuale ingresso nel gruppo operativo conferirà un aggiunto valore accademico al progetto.
1.7 – Divulgazione delle innovazioni ad altre imprese
La divulgazione e la comunicazione di tutte attività del Gruppo Operativo (Fase 1: di Avvio e Setting-up, Fase 2 di Funzionamento del GO e risultati finali) avverrà favorendo la più ampia partecipazione e diffusione possibile, prevendendo una pluralità di strumenti e momenti divulgativi.
Si utilizzeranno in primis i moderni strumenti informatici, predisponendo un sito internet di riferimento e pubblicando le notizie sui principali social network (Facebook, Twitter, Instagram, ecc.), creando delle pagine e canali dedicati.
Tutti i Media prodotti verranno pubblicati sul canale dedicato YouTube.
Nella fase 1 si cercherà di coinvolgere il maggior numero di attori della filiera, sull’intero territorio regionale, per poter informare in merito all’idea progettuale ed animare il territorio regionale sugli obiettivi del GO, anche per ampliare e reperire nuovi partner.
Nella successiva fase 2 ed in particolare nei cantieri sperimentali i partecipanti verranno coinvolti tramite studyvisit con percorsi guidati, assistendo in diretta e in forma partecipativa le innovazioni introdotte ai processi produttivi.
I dati raccolti in campo saranno presentanti in seminari pubblici dedicati e resi fruibili a tutti sul web.
Infine, verranno pubblicati articoli su riviste specialistiche di settore a livello internazionale e sul sito dell’UNIVAQ per una diffusione nazionale ed il riconoscimento istituzionale dei risultati.
Per la sua strutturazione, per l’impatto mediatico e l’ambizioso obiettivo, il progetto gode di piena e sicura replicabilità in futuro, configurandosi quale base per un nuovo approccio metodologico e di processo dei decisori regionali alla filiera.
A tal fine si chiederà, alla conclusione del progetto, di essere inclusi nel network EIP - AGRI come “best practice” e di poter nominare un esperto di rappresentanza all’interno del FOCUS GROUP – “PROFITABILITY OF PERMANENT GRASSLAND”, colmando, inoltre, il vuoto esperienziale causato dalla mancanza di un esponente Italiano all’interno del gruppo di lavoro.
1.8 – Ruolo delle componenti del G.O.
Capofila - Impresa Agricola e Forestale
- GE.FOR.A. – Gestione Forestale Associata – Società Agricola Cooperativa
Il capofila si occuperà di rappresentare e coordinare in tutte le fasi i partner, di avviare l’animazione territoriale e di gestire l’eventuale progettazione della Fase 2.
Garantendo il rispetto dei principi di trasparenza e favorendo la libera partecipazione di tutti gli interessati, si occuperà inoltre dei rapporti finanziari con la Regione Abruzzo, di monitoraggio fisico e di spesa e degli altri documenti e/o azioni necessari alla realizzazione del progetto.
Partner Operativo - Impresa Agricola e forestale
- VALLE SUBEQUANA - Società Agricola Cooperativa
- VACCA SIMONE - Azienda Agricola
- IL PARCO PRODUCE di Valerio Pacifici - Azienda Agricola
- VALLE DEL RAIALE - Società Agricola Cooperativa Forestale
Le imprese e le cooperative agricole e forestali partner saranno coinvolte nelle azioni di animazione territoriale, col doppio fine di ampliare il partenariato e di portare il loro contributo di dati ed esperienze per poter redigere il progetto innovativo; nelle successive fasi saranno coinvolte per l’esecuzione delle azioni di contenimento proposte e la diffusione del modello.
Partner Territoriale - Impresa Agricola e Forestale
- Consorzio Forestale SUBEQUANO
I Consorzi Forestali gestiscono, oltre che terreni boscati, anche terreni totalmente o parzialmente pascolivi. I referenti dei consorzi forestali si occuperanno quindi di selezionare i territori idonei alla sperimentazione, in base alle caratteristiche richieste dai consulenti dell’UNIVAQ, ed ottenere le autorizzazioni necessarie. Essendo legati al territorio e inglobando anche la parte pubblica (Comuni) si occuperanno inoltre di aiutare il gruppo ad animare il territorio e a reperire nuovi partner.
Saranno coinvolti per portare il loro contributo di dati ed esperienze e poter redigere il progetto innovativo.
Partner Istituzionale – Università ed Enti di Ricerca
Università degli Studi dell’Aquila (UNIVAQ)
Sezione di Scienze Ambientali, Dipartimento di Medicina clinica, Sanità pubblica, Scienze della vita e dell’Ambiente
Sebbene, per ragioni legate alle tempistiche ed al COVID-19, non sia possibile inserire nel mandato l’ente di ricerca, verrà coinvolto attivamente ed invitato ad entrare nel successivo accordo di partenariato.
Peraltro è garantita già da subito la collaborazione degli Esperti dell’Ente, Prof.ssa Loretta Giuseppina Pace, Prof. Simone Fattorini e Dott. Letizia Di Biase, sia per aver collaborato informalmente alla stesura della presente idea progettuale, sia per la necessità del fondamentale apporto di esperienza, metodo ed analisi fondamentale per i risultati del progetto.
Attività nella fase di avvio / setting up
Attività di avvio/setting up finalizzate all’impostazione del Gruppo operativo e alla definizione di un progetto innovativo nel settore agricolo o forestale.
Tali attività comprendono:
a) attività di coordinamento del team di progetto, informazione in merito all’idea progettuale e animazione nel territorio regionale sugli obiettivi del GO anche finalizzata all’acquisizione di nuovi partner necessari alla all’implementazione del progetto;
b) attività di realizzazione di studi di fattibilità tecnico – economica correlati all’idea progettuale e alla predisposizione del progetto innovativo;
c) attività di redazione del progetto innovativo.
Tempistica
Gli interventi finanziati devono essere realizzati entro il termine di 6 mesi successivi dalla data di notifica della concessione del sostegno.
Spesa ammessa per la fase di avvio / setting up
L’importo massimo di spesa ammessa è pari a € 20.000,00 a rimborso delle spese sostenute e rendicontate, con una intensità del sostegno pari al 100%.
Per la seconda fase (realizzazione del progetto innovativo) è previsto un importo massimo di spesa ammessa di € 100.000,00.